Raddoppia il contributo di Fondazione Giacomo Ascoli alla Clinica oncoematologica di Padova per attivare in tutta Italia lo studio internazionale che punta a migliorare le terapie contro i linfomi pediatrici e permettere ai bambini di guarire di più e meglio

Varese aprile 2023 – Sbloccare il protocollo per la cura dei Linfomi non Hodgkin della linea T e applicare terapie più efficaci al fine di aumentare il tasso di guarigioni e ridurre il numero di recidive o resistenze alle terapie. Questo l’obiettivo che porta Fondazione Giacomo Ascoli a raddoppiare dal 2023 il proprio contributo alla Clinica di Oncoematologica Pediatrica di Padova, Centro di riferimento nazionale per il linfoma non Hodgkin pediatrico coordinato da Marta Pillon. Lo studio sperimentale randomizzato sui linfomi linfoblastici della linea T, denominato LBL2018, sarà aperto a breve in tutti i Centri italiani, incluso il centro di Varese. Il contributo della Fondazione Giacomo Ascoli è stato fondamentale per accelerare l’avvio del trial clinico LBL2018, in particolare per implementare il monitoraggio dei Centri italiani.

I Linfomi non Hodgkin (LNH) rappresentano il quarto tipo di tumore più comune nell’infanzia e nell’adolescenza. I linfomi linfoblastici (LBL) costituiscono circa il 25-35% dei LNH in età pediatrica e in Italia colpiscono in media 20-25 bambini ogni anno. L’applicazione di terapie mutuate dal trattamento della leucemia linfoblastica acuta ha permesso enormi progressi negli ultimi anni, raggiungendo livelli globali di sopravvivenza che superano l’80% anche per i linfomi pediatrici.

Nonostante ciò, in media un bambino con LBL su dieci presenta una malattia non responsiva al trattamento e altrettanti sono i piccoli pazienti che sviluppano una recidiva particolarmente aggressiva, con un tasso di sopravvivenza bassissimo, attorno al 10-30%.

«L’obiettivo dello studio è definire terapie più efficaci per arrivare a tassi di guarigione più alti su tutti i linfomi linfoblastici e prevenire le resistenze alle terapie e le recidive della malattia e allo stesso tempo ridurre gli eventi avversi degli attuali protocolli terapeutici, caratterizzati da rilevanti conseguenze in termini di tossicità acuta e sequele a lungo termine. «Per raggiungere questi obiettivi, servono cure nuove, una nuova stratificazione dei pazienti basata su fattori prognostici clinici e genetici, e un attento monitoraggio delle tossicità acute e a lungo termine causate dalle terapie», spiega Marta Pillon ringraziando Fondazione Giacomo Ascoli per il contributo che ha permesso di avviare il protocollo sperimentale LBL2018 e contribuisce a finanziare il lavoro di clinical research coordinator dello studio per l’Italia svolto da Elisa Carraro che lavora presso la Clinica di Oncoematologica Pediatrica di Padova.

«Migliorare le cure per i bambini con malattie oncoematologiche perché guariscano di più e meglio è l’obiettivo che anima da sempre Fondazione Giacomo Ascoli, ma questo è un progetto di ricerca cui tengo particolarmente e cui siamo felici di poter dare il nostro contributo», afferma Marco Ascoli, presidente della Fondazione e papà di Giacomo, scomparso a 12 anni proprio a causa di una recidiva del Linfoma non Hodgkin.

Lo studio no profit Protocollo LBL2018 è coordinato a livello internazionale dall’Ospedale Universitario di Munster (Germania), coinvolge più società scientifiche europee e prevede l’arruolamento di circa 130 casi l’anno per la durata di circa cinque anni.

In Italia lo studio LBL2018 è sponsorizzato dall’Associazione Italiana di Ematologia Oncologia Pediatrica (AIEOP) e coordinato dalla Clinica di Oncoematologia Pediatrica di Padova. I Centri AIEOP che aderiscono al protocollo sono 29 (tra cui l’Oncoematologia Pediatrica dell’Ospedale Del Ponte di Varese) con l’obiettivo di coinvolgere circa 50 pazienti totali.

«Siamo orgogliosi di poter contribuire allo studio LBL2018 che aprirà nuovi approcci terapeutici con obiettivo di consentire ai pazienti di cui ci prendiamo cura di aumentare la probabilità di una completa guarigione e con minori effetti collaterali acuti o a distanza. Un’opportunità di ricerca scientifica cui siamo in grado di aderire grazie al lavoro di squadra all’interno dell’ospedale Del Ponte tra le diverse discipline pediatriche e grazie alla collaborazione internazionale tra cliniche italiane e di tutta Europa», commenta Maddalena Marinoni, responsabile dell’Oncoematologia pediatrica dell’Ospedale Del Ponte.